Come probabilmente molti di voi già sanno, nei caldi giorni estivi mi
sono dilettata a partecipare a qualche
mercatino nelle varie feste che tutti i
paesi organizzano per divertire residenti e villeggianti. È per me un esercizio
divertente montare la mia bancarella, inventarmi ogni volta un nuovo artificio
per le luci, per la disposizione degli oggetti.
Ma confesso che mi serve
soprattutto per guardare del vivo
le reazioni delle persone non solo alle mie
proposte ma anche quelle dei miei vicini che presentano oggetti anche molto
differenti dai miei per categorie o per fattura.
In linea di massima posso dire
che
gli artigiani vendono pochissimo, che il loro lavoro è guardato di sfuggita,
talvolta persino disprezzato, quasi sempre ignorato dai più. Poi ci sono i
curiosi, quelli che immancabilmente vengono a osservare attentamente le tue
cose per poi confessarti candidamente che
anche loro saprebbero realizzarle, anzi
che hai dato loro proprio delle buone idee (gulp!!). Ogni tanto c’è qualcuno che realmente
ammira e si ferma a chiacchierare accettando di discutere qualche minuto con
te:
sono pochi, pochissimi, quelli che ti rivolgono la parola o
ti guardano
negli occhi, e ancor più rari sono gli acquirenti. Tutti ci siamo interrogati
sul perché, lo abbiamo fatto personalmente, ma anche collettivamente.
Sarebbe banale rispondere che c’è
crisi e la gente non ha soldi da spendere, perché poi guardi come sono vestiti
e ti accorgi che i soldi li spendono eccome, ma in altro genere di oggetti
ritenuti evidentemente più importanti status symbol. La borsa, l’accessorio, il
bijoux, lo comprano ma se ha una firma (piccola o grande) sopra, che sia perciò
riconoscibile all’altrui sguardo: il prodotto artigianale per quanto possa
piacere, non offre questa “garanzia”.
La seconda risposta che ti viene
in mente è che dipende dal tipo di pubblico, il pubblico di strada in realtà non è interessato al lavoro artigianale “serio”, a
un mercatino ci si trova per passeggiare senza nessun vero scopo di acquisto e
si decide ad acquistare solo se trova qualcosa di proprio gusto e (in genere) di
poco prezzo. Quindi è il luogo che
conta, la strada è il luogo dove si pensa di trovare (e dove si è disposti ad acquistare)
solo roba economica, che non sappiamo più nemmeno distinguere dal prodotto in
serie.
Ma un lavoro artigianale può
essere un lavoro a basso prezzo?? Può un prodotto artigianale essere venduto
alla stregua di un qualsiasi prodotto usa e getta da mercato, che quando non mi
piace più lo getto senza rimpianti, tanto per 2 euro che mi è costato… O forse
la logica intrinseca del lavoro artigianale è proprio il contrario del prodotto
massificato usa e getta ottenuto con lo sfruttamento del lavoro, cioè un prodotto unico, ben curato nei particolari,
concepito per durare nel tempo??
Ecco queste sono le domande che
tutti noi
come consumatori dovremmo rivolgerci quando acquistiamo qualcosa, dal
piccolo al grande acquisto.
E finché gli artigiani accetteranno di abbassare i prezzi a livelli oserei dire vergognosi, questo non
farà che confermare l’opinione della gente che si tratta di prodotti di basso
prezzo, che alla fine valgono poco. In questo modo non si rende un buon
servizio né al proprio lavoro, né al lavoro di tutti gli altri. Il lavoro
artigianale DEVE essere di buon livello e non deve essere sottopagato, proprio
come testimonianza del proprio impegno e del proprio valore.
E infine arriviamo al punto più
spinoso, collegato al precedente. Nei mercatini di strada, troppo spesso,
insieme agli artigiani espongono anche i commercianti, spesso in generi molto
simili. Scandaloso l’esempio dei prodotti in feltro asiatici accanto a chi il
feltro lo realizza a mano, oppure della bigiotteria in fimo artigianale accanto
a chi assembla pezzi fatti in serie da qualche parte del mondo dove il lavoro
costa mezza lira. Ma potrei fare tanti altri esempi di questo genere. Quello
che succede lo sappiamo tutti: gli artigiani abbassano i prezzi ma rimangono
quasi sempre all'asciutto rispetto ai loro “concorrenti”. Gli
organizzatori sono interessati a curare questo aspetto?
Un mercato artigianale dovrebbe
avere solo prodotti realmente artigianali, ospitare vari generi, possibilmente
non troppo simili, dovrebbe essere occasione di incontro tra acquirenti e
produttori, non solo per le vendite ma per lo scambio. A un commerciante può
anche bastare la vendita, un artigiano invece ha bisogno di
sentire apprezzato
il proprio lavoro non solo in termini di vendite, ma di consensi, di relazioni.
Perché dalle relazioni, dagli scambi, vengono fuori nuove idee da realizzare. Solo
lo scambio rende fertile il lavoro di un artigiano serio,
che è e deve essere
un sognatore.
Ancor meglio sarebbe riuscire a
organizzare mercatini artigianali in altri ambiti, non per strada,
pubblicizzandoli adeguatamente, mirando a una fascia di pubblico più sensibile
a un artigianato di valore. E magari anche fare una selezione delle proposte e
degli artigiani più fantasiosi o abili.
Infine una ultima riflessione per tutti:
quando il lavoro artigianale scomparirà, scomparirà una parte importante della
nostra storia , delle nostre competenze, della nostra imprenditoria e della
nostra economia. Resteranno solo i prodotti di importazione, e nessuna ricaduta
sul territorio. Ci stiamo impoverendo perché siamo talmente miopi da non
conservare il nostro patrimonio, perché acquistiamo senza nemmeno renderci
conto che proprio l’atto dell’acquisto oggi è l’atto più conformista o (viceversa) rivoluzionario che ci sia. Scegliere da che parte stare dipende da noi.